Abbiamo intervistato il dott. Riccardo Lora sul tema privacy e informazione, chiedendogli qual è secondo lui il nostro ruolo come utenti ma soprattutto come giornalisti. Lora è un pioniere dell’innovazione digitale in Italia, tra i primi Internet Service Provider del Paese e fondatore di Assoprovider, l’associazione di categoria dedicata al settore.
Nel corso della sua carriera, ha guidato progetti innovativi, tra cui la creazione di una piattaforma di commercio elettronico business-to-business per la filiera floricola, sviluppata in collaborazione con l’Associazione Nazionale Esportatori di Fiori e la Banca Commerciale Italiana. Inoltre, ha realizzato il primo giornale esclusivamente online in Italia. Come amministratore delegato di una società specializzata in videosorveglianza remotizzata, ha collaborato con Telecom Italia S.p.A., implementando oltre 150 impianti in Italia e all’estero, inclusa la centrale di controllo dei Vigili Urbani di Roma. Ha fornito servizi di intelligence alle Procure della Repubblica, supportando enti delle forze dell’ordine, e offerto consulenze nell’ambito della sicurezza fisica, logica e organizzativa per aziende private italiane ed estere. Tra i suoi progetti, si distingue la realizzazione di una piattaforma per l’analisi comportamentale dei clienti nei punti vendita attraverso sensori intelligenti.
Da oltre dieci anni, il dott. Lora si dedica alla consulenza sulla protezione dei dati, con particolare attenzione sia ai dati personali sia a quelli strategici per il patrimonio aziendale. Oggi abbiamo approfondito con lui il tema privacy e informazione: il ruolo di utenti web e soprattutto dei giornalisti.
Qual è il rapporto tra attacchi informatici ed errori umani (e quindi tra la responsabilità e la consapevolezza di chi tratta dati personali)? Come tutto questo ci riguarda da vicino, come utenti web?
La maggior parte degli attacchi informatici sfrutta errori umani, come password deboli, clic su link malevoli o cattiva gestione dei dati. Chi tratta dati personali ha una responsabilità cruciale: la consapevolezza e la formazione costante sono essenziali per prevenire queste vulnerabilità. Questo riguarda tutti noi, come utenti del web, perché anche un piccolo errore può esporci a furti di dati, phishing o violazioni della privacy. La sicurezza non è solo tecnologica, ma anche culturale. In una società sempre più interconnessa spesso non ci si rende conto che custodire con superficialità i propri dati personali può costituire un danno anche per le persone che ci sono vicine.
Secondo lei in che modo si possono supportare giornalisti e consumatori di notizie a comprendere meglio i rischi per la privacy legati all’uso di fonti digitali e piattaforme online?
Per comprendere i rischi legati alla privacy, è necessario promuovere alfabetizzazione digitale e trasparenza. I giornalisti devono essere formati sull’uso sicuro di fonti digitali e sulle implicazioni legali della condivisione di informazioni personali. Per i consumatori, occorre diffondere informazioni chiare su come vengono gestiti i loro dati, aiutandoli a distinguere fonti affidabili da quelle potenzialmente pericolose.
Quali sono le principali sfide per i giornalisti nel garantire la tutela della privacy, sia propria che delle fonti?
La protezione della privacy rappresenta una doppia sfida per i giornalisti: salvaguardare la propria identità digitale e garantire l’anonimato delle fonti. Strumenti di crittografia, gestione sicura delle comunicazioni e un approccio etico alla pubblicazione di informazioni sensibili sono indispensabili. Tuttavia, la velocità del ciclo delle notizie e la pressione a pubblicare possono compromettere questi standard, aumentando il rischio di esposizione.