Ocean Literacy: ne parliamo con un membro del comitato di Pilotaggio del Santuario Pelagos

“L’Ocean Literacy è definita come la comprensione dell’influenza umana sull’oceano e dell’influenza dell’oceano sugli esseri umani. L’alfabetizzazione oceanica non implica soltanto aumentare la consapevolezza sullo stato dell’oceano, ma anche fornire strumenti e approcci per trasformare la conoscenza sugli oceani in azioni per promuovere la sostenibilità degli oceani”. Così l’UNESCO descrive l’alfabetizzazione oceanica, riferendosi a un unico grande oceano, anche se noi per praticità lo abbiamo suddiviso in mari e bacini oceanici diversi.

Affrontiamo questo argomento con Junio Fabrizio Borsani, esperto di bioacustica marina e rumore sottomarino, con una carriera professionale di oltre 37 anni. È membro del comitato di Pilotaggio del Santuario Pelagos, un’area marina protetta che coinvolge Francia, Monaco e Italia e che tocca da vicino le coste liguri. Data la sua esperienza nell’analisi dell’impatto del rumore antropico sulla fauna marina e il suo contributo nella regolamentazione del rumore sottomarino, Borsani rappresenta una risorsa preziosa per comprendere il valore della protezione degli ecosistemi marini.

A 25 anni dalla firma dell’accordo Pelagos (1999) che ha regolamentato una serie di azioni coordinate per garantire uno stato di conservazione favorevole dei mammiferi marini del Santuario Pelagos, abbiamo intervistato Junio Fabrizio Borsani per esplorare insieme a lui le modalità di sensibilizzazione su questi temi complessi e rilevanti, soprattutto per la Liguria.

Il Santuario Pelagos è una risorsa unica per la tutela dei mammiferi marini nel Mediterraneo. Può condividere quali sono le maggiori sfide che questo progetto sta affrontando attualmente e come possiamo secondo lei migliorare la consapevolezza della popolazione, soprattutto in Liguria, su questi temi?

Ritengo che la sfida maggiore sia quella di continuare a esistere senza essere un accordo che può far valere, ad esempio con sanzioni amministrative, le proprie regole. Potrebbe avere inoltre una maggiore attrattiva verso i comuni rivieraschi se portasse qualche vantaggio reale, ad esempio fiscale o economico indiretto verso i comuni che si associano.

Ritiene che il tema dell’inquinamento acustico sottomarino sia poco trattato rispetto ad altre forme di inquinamento?

Sicuramente sì, dato che la sensibilità verso questo argomento è molto recente. Bisogna immaginare che, come il rumore impatta nella nostra vita quotidiana, tanto che ci siamo dotati di numerose normative a nostra tutela, anche gli organismi marini sono in gran parte sensibili al rumore da noi prodotto e ne possono essere variamente danneggiati.

Quali strategie di comunicazione ritiene possano essere utili per coinvolgere un pubblico più ampio e rendere più comprensibili e accessibili queste problematiche ambientali?

Ritengo che l’utilizzo dei social, stile TikTok o Instagram, sia formidabile per comunicare ai più giovani pochi concetti brevi e chiari come quelli inerenti la salvaguardia della natura. Bisogna investire per creare questi contenuti e mantenerli aggiornati.